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Sono poco intelligente


Si definisce così una giovane studentessa universitaria solo perché non riesce a preparare tutti gli esami nei tempi previsti.

Una simile affermazione la considero una grave lacuna del sistema educativo attuale perché chiaramente rimanda all’idea, ancora diffusa, che sei intelligente nel momento in cui riesci a perseguire certi obiettivi in determinati tempi con risultati ben precisi.

Credere in ciò è fuorviante e molto pericoloso. Oggi più che mai bisogna trasmettere ai ragazzi che esistono diverse intelligenze; a riguardo gli psicologi Goleman e Gardner hanno dato un valido contributo parlando rispettivamente di intelligenza emotiva e intelligenze multiple.

Quando non si riesce nello studio secondo percorsi e modalità stabiliti molto probabilmente il proprio modo di apprendere ha necessità di seguire strade alternative.

Semplice a dirsi, difficile a farsi soprattutto quando la didattica a scuola si fonda su metodi in cui il protagonista è l’emisfero sinistro del cervello con il calcolo, il ragionamento, la logica, l’analisi dei testi.

Si dovrebbero invece proporre e implementare anche esercizi per sviluppare la parte destra del cervello: creatività, visione d’insieme, libere associazioni che sono ugualmente validi alleati per l’apprendimento.

A questo mi sento di aggiungere che ogni allievo dovrebbe essere coinvolto attivamente nel trovare il suo modo personale di acquisire informazioni e costruire così il suo bagaglio conoscitivo.

Forse se riuscissimo a integrare maggiormente i vari contributi di tecniche e strumenti per accrescere la propria formazione, nonché a rispettare e valorizzare la diversità, l’unicità di ciascuno, potremmo definitivamente estirpare questa brutta credenza che Einstein ha espresso con questa frase: “dite a un pesce che l’intelligenza si misura con la capacità di arrampicarsi sugli alberi e lui passerà la vita a credersi stupido!”

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